RIPRESA DI UN BELLISIMO ARTICOLO PER IMPARARE MISERICORDIA
E TESTIMONIARE MISERICORDIA
Papa Francesco si riferisce ad un singolare capitello posto nella basilica di santa Maria Maddalena a Vèzelay che ritrae Giuda portato da Gesù e ripropone un’omelia di don Primo Mazzolari
Papa Francesco, in un passaggio del suo intervento, il 6 giugno 2017 al Convegno della Diocesi di Roma, ha invitato a proporre l’ideale evangelico vivendolo all’interno della storia, con tutto ciò che comporta. A questo proposito si è riferito ad un antico capitello medievale che, da una parte rappresenta Giuda e dall’altra Gesù che porta il traditore ormai morto sulle spalle e aggiungeva: «Don Primo Mazzolari fece un bel discorso su questo; lui era un prete che aveva capito bene questa complessità della logica del Vangelo: sporcarsi le mani come Gesù, che non era “pulito” e andava dalla gente e prendeva la gente come era, non come doveva essere». Il riferimento di Francesco è a un capitello della basilica di Vèzelay, in Borgogna, dedicata a santa Maria Maddalena, che sorge sulla via per Santiago di Compostela. Una chiesa dalla perfetta architettura romanica ben conservata, meta di pellegrinaggi fin dal Medio Evo, con migliaia di persone che venivano a invocare misericordia guardando al1’esempio della donna a cui questa chiesa è intitolata, la quale aveva incontrato la profonda compassione di Cristo ed era stata la prima testimone della sua resurrezione. In questa chiesa, in alto, sul primo capitello a destra, c’è una scultura purtroppo poco conosciuta, anche a motivo dell’altezza a cui è posta, circa venti metri dal suolo. Una scultura che però, vista da vicino, colpisce e sconcerta. Da un lato, con estremo realismo, si vede appunto Giuda impiccato, con la lingua di fuori, circondato dai diavoli. E fin qui nulla di nuovo: esistono tante rappresentazioni della drammatica e violenta fine da suicida dell’apostolo che aveva tradito Gesù vendendolo per trenta denari. La sorpresa arriva invece dall’altro lato del capitello, dove si vede un uomo che porta sulle spalle il corpo di Giuda. Quest’uomo ha una strana smorfia in viso: metà bocca appare corrucciata, l’altra metà sorridente. L’uomo veste la tunica corta, succinta,e rappresenta un pastore. é il Buon Pastore che porta sulle spalle la pecora perduta, la centesima pecora, per cercare la quale ha lasciato le altre 99. L’artista che ha scolpito la scena ha voluto rappresentare qualcosa di estremo ipotizzando che anche per Giuda vi sia stata salvezza.
A commento di questa immagine, Papa Francesco ha citato un’omelia di don Primo Mazzolari, parroco di Bozzolo precursore del Concilio Vaticano II, che tenne il Giovedì Santo del 1958, dedicata proprio a «Giuda, il traditore». «Povero Giuda – aveva esordito il sacerdote – Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. È uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. lo non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: “Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!”». «Amico! Questa parola – continua Mazzolari – che vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore, vi fà anche capire perché io l’ho chiamato in questo momento fratello. Aveva detto nel Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. Gli Apostoli sono diventati gli amici del Signore: buoni o no, generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre gli amici. Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore. Giuda è un amico del Signore anche nel momento in cui, baciandolo, consumava il tradimento del Maestro». Dopo aver ricordato la fine disperata dell’apostolo traditore, Mazzolari concludeva: “Perdonatemi se questa sera che avrebbe dovuto essere di intimità, io vi ho portato a delle considerazioni così dolorose, ma io voglio bene anche a Giuda, è mio fratello Giuda. Pregherò per lui anche questa sera, perché io non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me. Io non posso non pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, questo abbraccio di carità, quella parola amico, che gli ha detto il Signore mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso pensare che questa parola non abbia fatto breccia nel suo povero cuore. E forse l’ultimo momento, ricordando quella parola e l’accettazione del bacio, anche Giuda avrà sentito che il Signore gli voleva ancora bene e lo riceveva tra i suoi di là. Forse è così stato il primo apostolo che vi è entrato insieme ai due ladroni. Un corteo che certamente pare non faccia onore al figlio di Dio, come qualcuno crede, ma che invece esprime la grandezza della sua misericordia».Concludendo: «E adesso, che prima di riprendere la Messa, ripeterò il gesto di Cristo nell’ ultima cena, lavando i nostri bambini che rappresentano gli Apostoli del Signore in mezzo a noi, baciando quei piedini innocenti, lasciate che io pensi, per un momento, al Giuda che ho dentro di me, al Giuda che forse anche voi avete dentro. E lasciate che io domandi a Gesù, a Gesù che è in agonia, a Gesù che ci accetta come siamo, lasciate che io gli domandi, come grazia pasquale, di chiamarmi amico».
Pubblicato il 17/06/2016
ANDREA TORNIELLI
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