“Ecco, io sto alla porta e busso…” – dice il Signore.
Dietro ad ogni campanello e ad ogni porta di casa c’è un progetto d’amore, un sogno di felicità di un uomo, di una donna, di una famiglia; ma anche, purtroppo, talora, zavorre di fragilità, di frustrazioni e forse anche di peccato, insieme, certo, ad un prezioso patrimonio di affetti, di bene e di rinnovati propositi…Dice il Signore:“…Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre, io entrerò da lui e starò con lui, ed egli con me” (Apocalisse 3,20).
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Quello che manca al mondo è un poco di silenzio, quello che manca a questo mondo è il perdono che non vedo e non sento…
…che ne è stato dei sogni di questo tempo?
Di che cosa parliamo in questa vita?
Di che cosa nutriamo i nostri figli? (Ivano Fossati – Quello che manca al mondo)
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“L’uomo non può pienamente realizzarsi senza il silenzio e la preghiera. Ciò che più manca a questo nostro tempo, a questa civiltà, è lo spirito di preghiera. Questa sarebbe la vera rivoluzione: il mondo non prega? Io prego. Il mondo non fa il silenzio? Io faccio silenzio. E mi metto in ascolto. La rivoluzione non consiste nel rompere o nel distruggere, ma nell’immettere uno spirito nuovo nelle forme di sempre.
Ciò che più ci manca è proprio il rapporto con il mistero, l’apertura sull’infinito di Dio: per questo l’uomo è così solo, insufficiente e minacciato. È la caratteristica di questa civiltà del fracasso: non si fa più silenzio, non si contempla più. Si è perso il vero valore delle cose.
Ed è un tempo senza canti. Oggi non si canta; oggi si urla, si grida: appunto, civiltà del frastuono. Tempo senza preghiera, senza silenzio e quindi senza ascolto. Più nessuno ascolta nessuno. Non è senza una ragione che questi tempi siano senza gioia, perché la gioia viene da molto lontano. Per una nuova speranza, occorre scavare in profondità: bisogna ritornare a pregare”. (David Maria Turoldo)
(David Maria Turoldo)