Festa della liberazione 2019

Il lupo di Gubbio

Francesco a quel tempo in Gubbio viveva, e sulle vie del contado apparve un lupo feroce che uomini e bestie straziava, e di affrontarlo nessuno più ardiva. Di quella gente Francesco ebbe pena; della loro umana paura. Prese il cammino cercando il luogo dove il lupo viveva ed arma con sé lui non portava. Quando alla fine il lupo trovò, quello incontro si fece, minaccioso: Francesco lo fermò e levando la mano: “Tu Frate Lupo, sei ladro e assassino, su questa terra portasti paura… Fra te e questa gente io metterò pace, il male sarà perdonato, da loro per sempre avrai cibo e mai più nella vita avrai fame, che più del lupo fa l’Inferno paura!”.   Raccontano che così Francesco parlò e su quella terra mise pace e negli anni a venire del lupo più nessuno patì. “Tu Frate Lupo, sei ladro e assassino, ma più del lupo fa l’Inferno paura!”. (testo della canzone di Angelo Branduardi)

Amici, per troppo tempo si è assecondata la cosiddetta via pratica o realistica, quella che inesorabilmente ci ha condotto alla condizione di così grave ingiustizia in cui versiamo; ad un mondo cioè lacerato, distrutto dall’odio e dalla violenza. Come non accorgerci allora che per salvare la patria e il suo ordine sociale  è indispensabile seguire tutt’altra strada. Ciò non vuol dire, badate, sottostare alle leggi ingiuste o rinunciare, da parte nostra, ai nostri diritti, alle nostre sacrosante rivendicazioni, che perseguiremo invece con ogni grammo d’energia residua continuando a lottare per il riscatto di questa nazione da ogni sua infamia, la prima fratutte è proprio la segregazione razziale; solo che lo faremo non deviando dal principio, dal privilegio, dal dovere, di seminare comunque il bene. Aborrire ogni discriminazione dunque, ma cercare di farlo andando benevolmente incontro anche a chi sbaglia, ecco il compito. E così ai nostri oppositori più accaniti qui fermamente promettiamo: “Noi, con la nostra capacità di sopportare, ci opporremo strenuamente alla vostra capacità di infliggerci sofferenze; con la nostra forza d’animo faremo fronte alla vostra forza bruta. Se anche vorrete farci del male, noi continueremo ad amarvi. Se ci metterete in prigione, noi vi ameremo ancora… Se ci manderete contro, di notte, i vostri incappucciati sicari, noi vi ameremo… Ma siate certi che, con la nostra capacità di sopportazione, alla fine saremo noi i vincitori. Sì, un giorno, conquisteremo la libertà ora rivendicata, e questo sarà non solo per noi: faremo un tale appello al vostro cuore e alla vostra coscienza da farvi aderire finalmente alla nostra causa, e la nostra vittoria sarà così duplice: e per noi e per voi”. Davvero, l’amore è la forza più potente che esiste al mondo!     (Martin Luther King)

“Ti costituirai dei giudici e degli scribi in tutte le città che il Signore, tuo Dio, ti darà, tribù per tribù; essi giudicheranno il popolo con giuste sentenze. Non lederai il diritto, non avrai riguardi personali e non accetterai regali, perché il regalo acceca gli occhi dei saggi e corrompe le parole dei giusti. La giustizia e solo la giustizia seguirai, per poter vivere e possedere la terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti”. (Deuteronomio 16, 18-20)

Perché si dice qui: La giustizia, solo la giustizia seguirai? Perché Dio ama la giustizia. Certo, non solo la giustizia, ma anche la misericordia, la compassione, il perdono, la gioia, la santità, la verità… Lui che è amore. Prima di tutto però vuole la giustizia. Ma qual è la giustizia che deve avere precedenza su tutto? Lo dice ancora la Scrittura: quella a favore di categorie ben precise di persone; tutto il contrario della giustizia come la intende il mondo, quella che si raffigura cioè con una donna bendata che tiene in mano una bilancia con i due piatti in perfetto equilibrio. Se questa è la nostra immagine di giustizia (una giustizia che pretenderemmo imparziale), quella di Dio  non è così. La giustizia di Dio è invece squilibrata, radicalmente squilibrata. Perché? Perché è il nostro mondo, apparentemente imparziale, ad essere profondamente squilibrato. E la giustizia di Dio, per non assecondare la nostra ingiustizia, deve, per forza, essere squilibrata al contrario: squilibrata per combattere gli squilibri del mondo. Deve essere partigiana, deve essere parziale. La giustizia sarà allora per l’orfano che nessuno difende… Per la vedova, che nessuno protegge… Per lo straniero che nessuno ama e per il povero che non può pagarsi l’avvocato… No, Dio non ha gli occhi bendati; i piatti della sua giustizia non sono in equilibrio. E noi dovremmo sempre più metterci al servizio di questa giustizia di Dio per l’orfano, per la vedova, per il povero, per lo straniero. A servizio, si potrebbe dire, della giustizia partigiana di Dio. E la giustizia di Dio è talmente partigiana da non essere solo a favore dell’orfano, della vedova, del forestiero e del povero, ma anche di me, povero peccatore, altrimenti indegno del suo amore. Questa è la misura piena della giustizia di Dio: lui a favore di me peccatore. Lui che non mi respinge, non mi condanna, non mi punisce, ma, al contrario ancora mi abbraccia, mi accoglie, mi perdona. Sicché ci sono due tipi di giustizia in Dio: quella a favore dell’orfano, della vedova, dello straniero, del povero, quella che pure richiede anche da noi; ma poi c’è un’altra giustizia, quella che lui regala a me peccatore, quella che non devo fare io, ma che io devo unicamente accogliere e con commossa gratitudine.

 

SIGNORE, che fra gli uomini hai innalzato la tua croce, segno di contraddizione, dopo aver predicato e testimoniato la rivolta dello spirito contro la perfidia e gli interessi dei dominatori e la sordità inerte delle masse. A noi, oppressi da un giogo grave e crudele che, ancor prima, calpesta Te, fonte di ogni libertà, dona la forza della ribellione.                                                                                                                                                                                                                     

Tu, che sei Verità e Libertà, ispira i nostri propositi, tendi la nostra volontà, moltiplica la nostra forza, rivestici della tua armatura.

TU, respinto, vituperato, tradito, perseguitato, crocefisso, sostienici con la tua vittoria nell’ora delle tenebre: sii nell’indigenza viatico, nel pericolo sostegno, nell’amarezza conforto. Quanto più s’addensa e incupisce l’avversario, facci limpidi e diritti. Nella tortura, serra le nostre labbra. Spezzaci, ma non lasciarci piegare. Se cadremo, fa’ che il nostro sangue si unisca al tuo innocente e a quello dei nostri caduti, per far rifiorire nel mondo giustizia e carità.

 TU, che hai detto: “Io sono la resurrezione e la vita”, rendi alla nostra Italia, immersa in tanto dolore, un futuro di prosperità e di giustizia… Dal profondo delle nostre prigioni: sia comunque in noi quella pace che tu solo sai dare.

DIO della pace vera, Signore che indomito doni vittoria, ascolta la preghiera di noi, RIBELLI PER AMORE.

 

(Preghiera composta dal Beato Teresio Olivelli. Nativo di Como, fu docente, alpino, partigiano.

Per aver preso le difese di un compagno di prigionia, morì martire nel lager di Hersbruck nel 1945,

a soli 29 anni)