Speciale Vita Nuova sul Giubileo

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Riflessione del Vescovo
Non c’è porta del Giubileo senza porta della carità

L’ Anno Santo inizia aprendo una porta. Papa Francesco ha voluto – con la festa dell’Immacolata – aprire l’Anno Santo della Misericordia. Lo ha voluto a 50 anni dalla fine del Concilio Vaticano II (evento – che come ha ricordato papa Francesco nell’omelia – ha spalancato la Chiesa al mondo) e la data cade in un mondo bisognoso di Misericordia, in situazioni che il 13 marzo, quando è stato
indetto il Giubileo, non si potevano prevedere.

La porta è Cristo, il volto della Misericordia di Dio che ha trasformato le rovine del peccato nella mattina di Pasqua. Gesù il Cristo è la Misericordia di Dio che si fa carne; è l’amore di Dio che si china su di noi, nella Carne del Figlio di Dio, nato da Donna.

Maria è la porta di Cristo: si apre per incontrare Cristo. Per questo Dio l’ha voluta Immacolata, non toccata dal peccato delle origini per potere concepire, dare alla luce, crescere e accompagnare nella sua vita terrena Gesù. Immacolata dal peccato, libera per servire e regnare con e come il Figlio.
«Così anche la vergine Maria avanzò nella predicazione della fede e serbò fedelmente la sua unione con il Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette soffrendo profondamente con il suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di Lui» ( LG 62).
Fede fedele, modello di fede con la Chiesa, per la Chiesa, nella Chiesa, della quale Maria è membra eminente, perché la serve – modello della Chiesa – dando a noi Gesù: janua Christi, porta di Cristo. È serva e regina, regina di un popolo pellegrinante e glorioso, anche quando finisce lo scorrere dei giorni. È la porta del cielo: passando da Lei – perché “collaboratrice” prima del suo
Figlio – incontriamo il Cristo nella fede, per incontrarlo faccia a faccia – non da stranieri – alla porta del Paradiso dove, come contempliamo nel quinto Mistero Glorioso, è incoronata Regina degli angeli e dei Santi.
Dio «ha guardato all’umiltà della sua serva» perché lei diventasse porta di Cristo e venisse a noi la Misericordia di Dio in pienezza. È Madre di Misericordia: ci dona Gesù, e ci tiene sotto il suo manto, come è effigiata.

La Porta è la porta della Cattedrale, è la porta di un luogo che è, in realtà, il segno di una comunità in cammino: la Chiesa, la Chiesa di Parma.
La porta mette in cammino per cercarla, per raggiungerla, per attraversarla. Non è magia, ma raccoglie il nostro muoversi verso il Signore che ci ha chiamato (Battesimo) e ci anima e sostiene per andargli incontro.
È importante muoversi per andare a varcare questa porta. È atto di umiltà vera, riconoscendo il valore di sacramento e di mediazione della Chiesa; è atto di comunione: la posso passare da solo, con il Signore che guarda il mio cuore e lo inonda della sua misericordia perché nato alla vita. La Chiesa (quella domestica e piccola, e quella cattolica e grande) ha fatto scorrere su di me
l’acqua del battesimo, rendendomi membra del suo corpo ed ora, con l’intero corpo della Chiesa, passo di nuovo la porta che è Cristo, pastore del suo gregge, Capo del suo corpo.

Il giubileo lo viviamo in casa, facendo della famiglia il punto di partenza dal quale mi muovo e ci muoviamo verso la porta santa.
Occorre un desiderio familiare di misericordia, anche se può succedere che sia solo uno ad accenderlo. E’ bello unire una liturgia familiare, partire in un pellegrinaggio che ha come tappa un rinnovato sì, per giungere alla Porta Santa della Cattedrale della nostra Chiesa, famiglia di famiglie.

Il giubileo lo viviamo nelle Nuove Parrocchie. Lo viviamo, anche qui, partendo dalla nostra Nuova Parrocchia con una conversione definitiva all’unità, alla comunione, alla missione, perché il Signore ci ha voluti per essere luce e sale e non appiattiti come i confini degli stati su una vecchia carta geografica. Ci muoviamo nella comunione di fedeli e presbiteri, di persone consacrate,
di tutti. Il perdono è la Misericordia che crea un cuore nuovo e tesse un ordito di benevolenza in ogni Nuova Parrocchia, comunità cristiana, che procede aspettando chi fatica a camminare e mantiene in avanti, come le scolte su luoghi elevate, chi riesce a correre, senza mai perdere il contatto con l’ultimo che segue zoppicando, perché proprio servendolo lo sguardo diventa più
acuto. È la carità che sostiene il discernimento (cfr. Fil. 1,9) Si va alla porta della Cattedrale perché da lì si è nati come fiumi dall’unica sorgente.

In Cristo la Misericordia si fa carne e diventa carne sofferente di chi ha fame, ha sete, è nudo, è carcerato, è malato, povero…
Passare la porta che è Cristo è passare attraverso la sua carne sofferente e chinarsi – come ha fatto il samaritano, che è Cristo stesso – prendersi cura di Lui proprio nel tempo, che è il nostro, in cui noi attendiamo il suo ritorno, che lui ci venga incontro. Non si passa la porta del Giubileo se non si passa la porta della carità, se la misericordia di Dio, invocata, non diventa la nostra povera misericordia donata.

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