– SOSTA IN CHIESA –
Il Signore, il Dio dell’universo, la cui potenza e la cui gloria rifulgono nella mirabile armonia del cosmo creato ed in particolare nell’umanità, sia con voi.
E con il tuo Spirito
Come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo… Infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo, non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo, non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi. Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra.
Dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi (12,12-27)
Riprendendo i termini di un vivace e fortunato apologo sulla vita sociale che circolava a quei tempi, san Paolo applica ed estende qui al corpo ecclesiale questa stessa metafora, naturalmente con quei necessari correttivi che la specificano e la qualificano, a partire, per noi cristiani, dal ruolo centrale ed imprescindibile di Cristo nostro capo … È comunque prezioso riascoltare quell’insegnamento generale, mai sufficientemente compreso, che ribadisce come un legittimo pluralismo ed una necessaria comunione d’intenti non sono incompatibili, non sono antitetici; anzi. In un corpo sociale, la fisiologica e positiva compresenza delle differenze, delle divergenze, non può e non deve infatti andare a discapito dell’altrettanto necessaria coesione che sostiene, motiva e rilancia l’unità di fondo a favore del bene comune. E così, quanto più grandi, in un particolare momento, paiono essere le ragioni della differenziazione e della distinzione, tanto maggiore, deve diventare l’impegno di tutti per garantire la convergenza verso l’unità, in una sintesi costruttiva ancor più arricchente.
Ascoltiamo ora queste righe di Tiziano Terzani che qualche anno fa, in risposta a chi, alimentando la sindrome del nemico fomentava la tensione sociale, così scriveva:
Mi frulla per la testa una frase di un famoso storico inglese: “Le opere degli artisti e dei letterati hanno vita più lunga delle gesta dei soldati, degli statisti e dei mercanti. E i poeti ed i filosofi sanno andare più in là degli storici. Ma i santi ed i profeti valgono di più di tutti gli altri messi assieme … “Mi chiedo, dove sono oggi però i santi ed i profeti? Davvero, ce ne vorrebbero … Ci rivorrebbe un San Francesco! Anche i suoi erano tempi di crociate, ma il suo interesse si estendeva anche “agli altri”, a quelli contro i quali combattevano i crociati. Fece di tutto per andarli a trovare. Ci provò una prima volta, ma la nave su cui viaggiava naufragò e lui si salvò a malapena. Ci provò una seconda volta, ma si ammalò prima di poter arrivare e dovette tornare indietro. Finalmente, nell’infuriare della quinta crociata, durante l’assedio di Damietta in Egitto, turbato per il comportamento dei crociati, sconvolto per gli esiti di una spaventosa battaglia di cui aveva visto le vittime, Francesco attraversò le linee del fronte. Venne catturato, incatenato e portato al cospetto del Sultano. Peccato che non ci fosse ancora la Cnn – era il 1219 – sarebbe interessantissimo poter vedere oggi il filmato di quell’incontro. Certo fu particolarissimo perché, dopo una conversazione che probabilmente si protrasse per tutta la notte, al mattino il Sultano lasciò che San Francesco tornasse, incolume, all’accampamento dei crociati. Mi piace pensare che allora l’uno disse all’altro le sue ragioni, che San Francesco parlò di Cristo, che il Sultano lesse passi del Corano e che alla fine si trovarono d’accordo su quel messaggio che il poverello di Assisi soleva ripetere ovunque: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Mi piace altresì immaginare che, siccome il frate sapeva tanto ridere quanto predicare, fra i due non ci sia stata aggressività e che si fossero lasciati rasserenati nel cuore, pur sapendo che comunque non avrebbero potuto fermare la storia. Ma oggi? Ricordiamoci che oggi, non cercare di fermare la storia o comunque di cambiarla, può voler dire farla finire. (Dalla risposta ad Oriana Fallaci)
Dio del cielo, Padre dell’umanità, Signore della pace che con forza e misericordia sostieni ogni uomo di buona volontà, noi ti preghiamo e ti diciamo: Ascoltaci, o Signore.
- Per la nostra Nazione nel giorno anniversario della sua unità, affinché questa ricorrenza sia occasione per riaccogliere i valori che sono alla base della convivenza e della coesione civile e democratica del suo popolo, e monito per superare i contrasti e le divisioni, nel supremo interesse del bene comune. Preghiamo
- Perché, come Italiani, sull’esempio e nell’intercessione dei santi patroni Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, ci sentiamo sempre più impegnati a contribuire al bene di tutti, in un’attenzione solidale verso quanti fanno maggiormente fatica e sono più svantaggiati. Preghiamo.
- Accogli nella luce della tua vita immortale quanti sono caduti a causa della violenza, della guerra e dell’odio immolando sé stessi per il bene della Patria e per un futuro di prosperità e di pace. Preghiamo.
- Perché il sublime olocausto di tutti i Caduti sia per noi un severo monito a perpetuare per la nostra Nazione il dono prezioso dell’unità e della libertà e a ottenere per l’umanità intera il bene incommensurabile della pace. Preghiamo.
PADRE NOSTRO…
BENEDIZIONE FINALE.
Dio della vita e nostro Padre, nella viva memoria del sacrificio di tutti i caduti, l’Italia e le nazioni del mondo rigettino la logica della divisione e dell’odio e, sotto il tuo sguardo benedicente, si ritrovino a combattere i loro veri e comuni nemici: povertà, ignoranza, ingiustizie, malattia e inquinamento per contribuire ad un mondo migliore nella concordia e nella pace.
Vi benedica Dio onnipotente…
Fontanellato, 4 novembre 2021