Carissimo/a, non scandalizzarti se a Natale, puntualmente, io sarò il grande dimenticato.
E’ una storia lunga quanto me. Una storia segnata.. Ha avuto inizio nel freddo di una notte in cui solo alcuni pastori, gli ultimi fra gli ultimi, sono venuti a visitarmi. Del resto, non mi trovavo nel Tempio o in una reggia, ma in una stalla abbandonata, l’unico rifugio disponibile in una città non mia e già troppo colma per accogliere nuove presenze da fuori soprattutto di povera gente.
Io, fin da subito, uno destinato a essere estromesso: allora, fuori da Betlemme che, a sua volta, è ai margini della Capitale; e poi a Nazareth, nella Galilea dei pagani, come si diceva, cioè nella provincia reietta, in odore di eresia; e lì, per trent’anni sono stato nel più feriale nascondimento, prima di farmi, inviso ai potenti, missionario itinerante del Vangelo tra gli umili, per le periferie della Palestina. Sino ad essere condannato e ucciso fuori dalle mura della Città Santa, per riprendere la vita da un luogo di morte, di domenica, un giorno profano, passata la festività del sabato.
Non scoraggiarti dunque accorgendoti che, ancor oggi, alla mia festa, io sì fornirò l’alibi, ma non sarò il festeggiato.
Cercami tu e mi basta!
E scoprimi così come sono, come da sempre ho voluto essere per te e per tutti: accanto, ma mai invadente, vicino, ma nella più scrupolosa discrezione; per amare e servire, non per essere riverito.
Ma sappi, che proprio per questo, anche quando e dove tu non mi hai saputo vedere io c’ero, tanto che tu, pur nella totale libertà, mai sei stato solo; io ti ero a fianco e non ti ho mai abbandonato. Persino là dove, pensando di avermi già onorato a abbastanza e, di fatto dunque, “sistemato”, ti ritagliavi spazi tutti tuoi di egoismo, io, anche lì, in quella solitudine triste, ti ho raggiunto per smuoverti.
Lascia dunque che ancora ti resti accanto. Lasciati sfiorare dal mio sguardo; misurati con la mia schietta umanità che, per questo, è anche divina; accogli la mia presenza che inquieta, ma non giudica, che provoca, ma sempre risolleva.
Solo questo ti chiedo in questo Natale che, proprio perché tutto tuo, io sento già mio!