«Pensavamo di essere sani in un mondo malato». Con queste parole papa Francesco si è rivolto al mondo la sera buia del 27 marzo di due anni fa, quando la pandemia ci teneva prigionieri in casa. Un mondo malato di egoismo, di stoltezza, di orgoglio…
Dopo tante sofferenze procurate da un virus subdolo e cattivo, avremmo sperato di essere diventati più buoni, più umili, più umani. Sarebbe stata, del resto, l’unica cosa sensata da imparare. E invece, non ancora passato il pericolo, ecco noi uomini, stolti come non mai, intenti a sbranarci, e a farci guerra.
La guerra è distruzione, non solo di persone e cose; è distruzione di speranza. Secoli di pensiero, riflessione, studi, pazienza spazzati all’istante da una guerra che riguarda tutti, chi vive sui luoghi terribili dove comandano le armi, ma anche chi, altrove, s’illude falsamente di farla franca chiudendo semplicemente gli occhi.
La guerra denuncia la stolta incapacità del dialogo. L’incapacità di sentirsi, se non fratelli, almeno compagni di viaggio nell’avventura unica della vita, sopra una stessa barca. Ecco perché, a tutti i costi, la pace va perseguita, ricercata, rincorsa, acciuffata, trattenuta. Solo la pace è vita. Solo la pace educa. La guerra distrugge ogni possibilità di convivenza presente e futura. Distrugge soprattutto la possibilità di educare i bambini, gli adolescenti, i giovani.
Con quale credibilità si potrà mai chiedere ai piccoli di non fare i bulli e dì rispettare gli amici, specie i più deboli se chi sta in alto e detiene il potere non dà l’esempio, non riesce a dialogare e ricorre alla prepotenza?
I credenti, per questo, anche pregano. I credenti di ogni religione, inginocchiati davanti allo stesso Dio, comunque lo si chiami, pregano con le parole e con le lacrime. Implorano il Padre di evitare agli uomini di qualunque razza e condizione di finire sotto il giogo assurdo e mortale delle armi. Perché pregare?
Si entra qui in un mistero più grande di noi… Sappiamo però che Gesù ha chiesto esplicitamente ai suoi anche di pregare. E loro lo hanno fatto. E questo ci basta per farlo anche noi.
La preghiera può fermare la guerra? Sì. Lo crediamo.
In che modo? Al modo dell’amore comunque più forte dell’odio. Pregare per imparare da Dio Padre, il quale non vuole che la vita unica, preziosa e irripetibile di tanti poveri suoi figli venga umiliata, calpestata e uccisa da una guerra stupida, assurda ed evitabile.
Così iniziamo, carissimi la Quaresima di quest’anno, uniti all’umanità in croce, viviamola intensamente augurandoci di poter giungere assieme e grati alla Pasqua di resurrezione.
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