Com’è bello e carico d’insegnamento; come non è per nulla ingenuo il racconto dei Magi. Vi si confrontano e vi si scontrano due diversi tipi d’umanità, di cui, fra l’altro, vengono ben evidenziati i tratti distintivi dando così modo a ciascuno di riflettere e di prendere posizione.
Da una parte stanno quelli che, pur essendo fisicamente e materialmente vicini alla verità e dovunque in posizione privilegiata, risultano, di fatto, i più lontani, a motivo della loro colpevole superficialità e negligenza.
Dall’altra, ci sono coloro che, pur con disagio grande e partendo da molto lontano, si dimostrano i più vicini e partecipi, perché si lasciano coinvolgere ed appassionare.
I primi, ben rappresentati dalle autorità d’Israele (Erode, gli scribi, i sacerdoti del Tempio…) si mostrano in tutta la loro orgogliosa immobilità, arroccati, come sono, chi sul trono, chi sulle cattedre, chi sugli scranni dei loro privilegi e della loro supponenza.
I secondi, rappresentati qui dai Magi, dimostrano una straordinaria libertà interiore; essi lasciano il tanto di cui già godono per cimentarsi in un’avventura estenuante, in vista di un’ulteriore meta, tanto sorprendente quanto misteriosa.
I primi, di per sé, potrebbero facilmente accedere al tesoro della verità, avendo a disposizione tutti gli elementi per un’esatta conquista, solo che, troppo sazi delle loro consolidate abitudini, non coltivano alcuna previa domanda. Dentro di sé è sepolta ogni domanda, atterriti al solo pensiero che qualcosa o qualcuno possa venire anche solo a turbare o a mettere in discussione la torre d’avorio del loro potere.
I secondi invece, nutriti d’idealità, lasciano tutto pur di dare ascolto ai segni a lungo cercati e ora finalmente manifestati, considerati da loro come un assoluto ed inderogabile appello. Essi portano dentro l’anelito inquieto della ricerca e, inappagati, invocano sempre ulteriori risposte.
Ancora, i primi, disturbati dalla verità, la rifuggono come il peggiore dei mali, al punto di volerla soffocare e tacitare. E del resto ci provano, in modo subdolo, sotto la veste dell’ipocrisia e una facciata di sussiego.
I secondi invece sanno gioire della verità, la perseguono, la sanno cogliere e onorare con viva emozione e gratitudine.
Si potrebbe continuare a lungo, è importante però riconoscere, sin da subito, che io rischio fortemente di essere come Erode quando, ergendomi ad idolo, penso gelosamente solo a me stesso; quando considero gli altri in modo antagonistico quali potenziali nemici; quando, scettico e cinico, finisco per chiudermi a tutto, specialmente ad ogni idealità, ad ogni novità, a qualsiasi sogno, perché già tutto pretendo di controllare o credo di sapere…Vecchio dentro, sì, allora, io sono come Erode!
Io invece posso essere come i Magi se e quando ancora sono disposto a puntare in alto e in avanti.
Quando mi metto in gioco, in ascolto e al seguito di realtà e di idealità più grandi di me che meritano però di avermi; quando penso che agli altri, anche se piccoli sia dovuto ascolto ed attenzione, rispetto ed amore.
Quando Dio è per me una persona amica e mi faccio attento ai suoi segni e ai suoi disegni coltivandoli con devoto ossequio: giovane dentro, sì, allora, io sono come i Magi!
Risentiamo finalmente:”Entrati nella casa, essi videro il bambino con Maria sua madre e prostratisi, lo adorarono … provando una grandissima gioia …”.
Già, per loro, in quel momento, non c’era più né fatica né peso per tutti i sacrifici affrontati e le privazioni subite; essi capivano, in quel frammento infinito di tempo, che, per tutto questo, ne era ampiamente valsa la pena…
Stiamo parlando dei Magi, che bello se, negli stessi termini e sempre di più, potessimo, in tal modo, parlare anche di noi.