Mangiare Gesu’ per vivere di Lui
Ancora è festa grande per la Chiesa e per le nostre comunità: è il Corpus Domini, la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Gesù. Siamo invitati a sostare con particolare gratitudine, letizia e responsabilità sul mistero infinito dell’amore del Signore che tutto si dona e si offre per noi. Siamo incoraggiati a considerare l’inaudita ed inesauribile portata del dono eucaristico per valorizzarlo come fonte di salvezza e modello di vita. Chiediamo sincero perdono per ogni superficialità e trascuratezza nei confronti di questo immeritato dono e per la nostra avidità nei confronti invece di quell’altro cibo che perisce e fa deperire.
Signore Gesù, corpo donato per nutrire la nostra fame di vita vera, abbi pietà di noi. Signore, pietà.
Cristo Gesù, sangue versato per irrorare l’aridità dei nostri cuori, abbi pietà di noi. Cristo, pietà.
Signore Gesù, vita donata per renderci capaci di carità, abbi pietà di noi. Signore, pietà.
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno» (Giovanni 6,51-58).
Era trascorso già qualche tempo da quando Gesù aveva moltiplicato i pani nel deserto e sfamato la folla, eppure l’eco di quell’evento non accennava a diminuire, così come l’entusiasmo nei confronti di Gesù. Tanti, e sempre più numerosi, sarebbero stati disposti a scendere in piazza per acclamarlo, seduta stante, re. Davvero sarebbe bastato un nonnulla, un minimo suo cenno d’assenso e, con buona probabilità, le cose sarebbero andate proprio in quella direzione. Ma lui, Gesù, invece di assecondare quelle mire, invece di sfruttare il momento atteggiandosi a capopopolo, era letteralmente fuggito sottraendosi alle attenzioni indebite di quegli entusiasti fautori e ritirandosi, per qualche tempo, in solitudine. Una volta ricomparso (ed è da qui che parte il vangelo di oggi), egli ritorna sì su quel miracolo, ma per minimizzarne la portata esteriore e per esaltarne invece il significato incompreso e simbolico. Egli rimanda ad un pane “altro”, quello che davvero, a suo dire, ha valore e deve essere cercato: il pane spirituale e vivo. Le parole di Gesù, a tal proposito, suonano alquanto strane: egli parla di un pane che è la sua carne e della sua carne che diventa vero cibo; del suo sangue versato che diviene vera bevanda… Indubbiamente sta preannunciando la sua morte (gli Ebrei infatti collegavano la morte cruenta con l’immagine del sangue che fuoriusciva e si separava dal corpo). Insomma parole incomprensibili, umanamente sgradevoli e, per di più, apparentemente assurde, la quintessenza della contraddizione: uno che pretende, come un Dio, di salvare gli altri, e che, proprio per questo, dice di doverlo e di volerlo fare non dall’alto della sua forza e potenza, ma perdendo e perdendosi; sacrificando se stesso e morendo… Davvero troppo strano! Non a caso l’immediato prosieguo di questo vangelo registra l’inevitabile defezione, l’abbandono, di quasi tutti questi seguaci; perplessi, delusi, sarcastici. Nonostante queste premesse così deludenti, tali da scoraggiare chiunque, il Signore Gesù non si tirerà indietro, non modificherà i suoi programmi, lui che non ha mai cercato il successo personale o il facile consenso. Lui che persegue, per amore, a costo del suo sacrificio, il nostro vero bene, quello che noi, nella nostra superficialità, nemmeno sappiamo considerare e che addirittura disprezziamo. Gesù fedelmente salirà sulla croce e, prima ancora, nell’Ultima Cena, offrirà tutto se stesso nel segno del pane spezzato e del vino distribuito ai discepoli perché diventi, per loro e per tutti, segno e pegno di perpetua comunione con lui. Da allora il contenuto stesso di ogni Eucarestia e di questa nostra Eucarestia è un vero e proprio “Corpus Domini”, secondo la volontà di Gesù: “Chi mangia me, vivrà per me!”.
Grazie, Gesù, per questo infinito dono d’amore; rendici degni di questa immensa responsabilità!