L’anelito ed il bisogno di libertà percorrono trasversalmente la nostra storia umana, tanto che ogni vero progresso è contrassegnato da un inesausto cammino di liberazione.
Il credente è colui che, in questo, fa esperienza della prossimità, dell’alleanza, di un Dio liberatore.
Tutto ciò esprime bene il salmo 116:
Amo il Signore perché ascolta il grido della mia supplica.
Verso di me ha teso l’orecchio nel giorno in cui lo invocavo.
Mi stringevano funi di morte, ero avvinto in lacci di morte,
mi opprimevano tristezza ed angoscia e ho invocato il Signore:
«Ti prego, Signore, liberami!».
Buono e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli: ero debole e mi ha salvato.
Ritorna, anima mia, alla tua pace, poiché il Signore ti ha beneficato:
sì, egli mi ha strappato alla morte, ha asciugato le mie lacrime,
ha preservato i miei piedi dal precipizio.
Camminerò alla presenza del Signore sulla terra dei viventi.
Ho creduto anche quando dicevo: «Sono troppo infelice»,
preziosa infatti è agli occhi del Signore la nostra sorte …
Lui ha spezzato le mie catene,
perciò loderò e invocherò per sempre il nome del Signore
negli atri della casa del Signore e poi in mezzo a te, Gerusalemme.
Salmo 116
Questa ricorrenza; non può avere nulla di formale facendoci ,invece particolarmente vicini a quanti, in quel glorioso 25 Aprile del ’45, finalmente, loro sì, hanno potuto festeggiare l’agognata libertà … Forte purtroppo è ancora in noi il bisogno di scrollarci di dosso lo presa mortale di quella pandemia che, da troppo tempo, imperversa e continua a minacciarci facendo ci sperimentare tutto il disagio della prostrazione e dell’oppressione. Un nemico, il nostro, che non ha, come allora, i contorni torvi e ben delineati del tiranno, ma la pervasività subdola e maligna di un virus invisibile, capace egualmente di spegnere vitalità e vite, di seminare lutti, di attentare alla salute e alla serenità sottraendo lembi di libertà, spazi di movimento e raggi d’azione; costringendo tutto e tutti all’isolamento, alla diffidenza e al sospetto …
Di colpo, cose che prima erano perfettamente naturali nella loro ovvietà, sino a non apprezzarne nemmeno più il valore, da quelle più voluttuarie a quelle più essenziali, come l’andare a scuola o il poter lavorare per mantenere la famiglia e, non dimentichiamolo, per un lungo periodo, anche il poter celebrare insieme ai fratelli la propria fede, ci sono state purtroppo sottratte.
Ecco perché, oggi, si moltiplica in noi la voglia di sognare e di perseguire, con speciale consapevolezza e forza, l’anelito di liberazione e di libertà. Lo stesso che l’eroico sacrificio dei Padri allora ci ha consegnato, quello che, di nuovo, dobbiamo auspicare per questo nostro tempo, dando ancor più vigore alla nostra vigile e responsabile resistenza, per poter rivendicare e conquistare il diritto a quella libertà alla quale siamo chiamati e per la quale siamo fatti.
Il Signore, accanto a noi, è sulla nostra stessa barca, pronto a svegliare in noi un nuovo vigore pasquale. Il Signore risorto ci interpella invitandoci ad attivare, con una più viva e generosa solidarietà, quel contributo di speranza che questo nostro tempo, ancora nella tempesta, invoca. Diamo perciò fiducioso ascolto all’annuncio che ci salva: Cristo è risorto e vivo al nostro fianco; risorgiamo con Lui, forti di Lui.!
AMEN!